Dedicato alla memoria di Maurizio Di Paola, grande uomo, grande lavoratore e amorevole padre di famiglia.

LA RECENSIONE DEL LUNEDÌ



La sezione  "La Recensione del lunedì" vuole dar valore alla cultura, parte fondamentale del territorio. Il lunedì inizia la settimana lavorativa, così proprio il lunedì sarà pubblicata una recensione, sui libri, sulla musica, sulla pittura, sulla scultura, sui film, sull'intepretazione teatrale. La settimana lavorativa inizerà insieme alla cultura.

San Manuel Bueno di Miguel de Unamuno



Ricco di idee narrative ed espositive si legge con applicabile attualità al giorno d’oggi e in una terra diversa dall’originale territorio che gli ha dato i natali, la Spagna di Miguel de Unamuno, quella terra iberica a cavallo tra l’ottocento e il novecento. Tradotto ed editato da “Officina Trinacria Edizioni” vede nella sua veste grafica un pregevole prodotto editoriale. Le storie accattivanti si leggono rapidamente, immergendo la propria mente nella cultura altra di un periodo altro. 

Recensione sul romanzo "I Leoni di Dardarin"


Un fantasy profondo e affascinante. Nessuna ridondanza, ma fine inclinazione a far susseguire gli eventi in una storia senza precedenti. Alta volontà di narrare gli eventi con naturalezza, con descrizioni calzanti. Brillante sintassi e semantica trasportante, da prendere da esempio per chi intraprende la scrittura del genere letterario. Le avventure procedono senza sbavature di sorta. Un fantasy diretto, che non punta sull’attesa del sequel, ma sul desiderio da parte del lettore di girare pagina, conoscere il capitolo successivo, lasciando una certa nostalgia alla fine della storia, poiché finita, vista la sensazione di vivere da parte del lettore con gli stessi personaggi. La lotta per la libertà la fa da padrona, con una morale piena e colma di orgoglio. 

Recensione dei due romanzi "Faccio quello che voglio" e "Buttanesimo" dell'autore, in arte, Adriano Meis. Editi da Officina Trinacria Edizioni



“Faccio quello che voglio” e “Buttanesimo” sono puro realismo riportato nelle pagine di queste due opere. L’autore Adriano Meis accompagna i lettori di codesti libri con mano, indicando la strada per entrare nella mente di personaggi che caratterizzano la vita di ogni momento della giornata di una porzione di popolazione palermitana, appartenente a vari quartieri che siano: Ballarò, Capo, Kalsa o Vucciria. Personaggi che vivono la vita e ne apprezzano la peculiarità legata all’amore, oltre a vivere le trasgressioni sessuali, le sofferenze di chi vive di poco; essi vivono ogni giorno diversamente dal giorno prima, e in modo identico a tanti altri giorni vissuti prima in un ambiente che toglie diritti, ma rende calorosa la vita.
I personaggi amano, parlano un linguaggio ricco di quel gergo locale che rende tradizionali i rapporti.
I due libri regalano sorrisi autentici e spontanei sia ai lettori che vivono la città capoluogo della splendida Sicilia, sia a chi ivi non vive, ma tramite queste righe può immaginare i sentimenti coinvolgenti della gente del luogo descritto.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione sulla silloge poetica "Miele di Mare" di Emanuele Lanzetta edito da Officina Trinacria Edizioni



È un viaggio la silloge “Miele di Mare” di Emanuele Lanzetta, un viaggio extracorporeo a ricercare il verso ottimale, il verso da seguire per giungere all’anima dei luoghi. E il protagonista riesce in questo, raggiunge la meta, quindi la sensibilità di chi si immerge nella lettura di queste poesie. I versi per giungere a una tale esplosione di sensazioni sono due, il primo è quello dell’autore che giunge al lettore e il secondo è quello del lettore che come in un’illusione vive il sogno e così ringrazia il poeta del regalo donato ai suoi occhi e alla mente. Tutto questo è relativo alla capacità di far congiungere sensi percettivi tramite le parole, e far convogliare brividi impercettibili ad occhi nudi poiché conservati nella psiche più interna di ogni lettore e autore come di colui di cui si parla.



Recensione sul libro "Delitto a Monte Pellegrino"

Piccoli intrecci in grandi intrecci, tutto ciò si intravede nel romanzo giallo “Delitto a Monte Pellegrino”. Ma la genialità dell’autore è evidente nel riuscire a non far capire, a chi si immerge nella lettura, quale siano gli intrecci minori rispetto a quello maggiore. I colpi di scena aprono la strada alla caratteristica peculiare del libro, la sua inaspettata soluzione dei fatti. L’autore rimane comunque leale e inattesa diventa a tratti la voglia di conoscere ciò che succederà, così da creare una suspense altalenante e appassionante. 

Presentazione del libro "Come un gioco nel labirinto"

“Lanterna Luna Lacrimosa” è un capolavoro poetico. In tre parole, tre versi, tre espressioni, Salvatore Insenga parla di nostalgia evidente nella vista di una luna, una nostalgia silenziosa, ermetica, che può essere esternata solo guardando quella sfera pallida che si staglia nel cielo. Quella lacrima che esce segretamente. Quella lanterna che il viandante può osservare, e può essere l’unica consolazione, l’unica compagna sua o di un animale notturno che in essa trova rifugio, guida e riparo. Un riparo contro la desolazione dell’animo, ma al contempo desolazione essa stessa, come se essendo l’unica luce evidenzia il buio circostante.
Un labirinto chiaramente contenitore di emozioni che con le poesie viaggiano e alla luce di una fonte luminosa piangono. Questa non è che una delle figure leggibili nella silloge “Come un gioco nel labirinto”. Un labirinto che potrebbe essere visto e vissuto come portatore di disperazione, ma che trovata l’uscita può divenir al contempo sollievo e dove trovar protezione, come la luce lontana di una luna ispirazione di idee. 

Recensione sulla raccolta di due racconti "Chi le tocca muore" di Daniela Di Benedetto edito da Officina Trinacria Edizioni

Un’opera d’arte architettata per far fantasticare su un giallo, anzi, su due gialli completi in ogni loro parte, dal prologo, dallo svolgimento della storia a finire all’epilogo. Questi due testi riescono con lo svolgimento del testo a creare coinvolgimento con la trama, stravolgimento con i colpi di scena, e avvolgimento come con un ciclo di eventi che circonda memoria e fantasia. Le protagoniste descritte sono artiste, perché artista è intrinsecamente l’autrice Daniela Di Benedetto, lei riesce a far andare l’arte dove la passione della scrittura si sente libera, e se la libertà viene ostacolata allora la creatività dell’arte diventa infinita determinazione a raggiungere l’obiettivo, vendetta o inganno.

Recensione sul romanzo "Persi un battito" di Elettra Maria Oddo


Il disegno è la prima espressione artistica di un bambino o di un ragazzino. Con esso rappresenta i suoi disagi, le gioie provate, il divertimento o la noia. Poi accade che una ragazza di quattordici riesca a illustrare in modo eccelso le parole usate in maniera ancor più eloquente nel suo libro “Persi un battito”. La ragazzina è Elettra Maria Oddo, che è riuscita a parlare con semplicità e schiettezza di un tema importante: la donazione degli organi. Non solo, le gioie e i dolori dei personaggi sembrano toccare con una minuzia pregevole. Dialoghi e frasi evidenziano la capacità di sintesi, che coperiodicamente dicono tutto, dalla paura sul futuro, ai problemi sociali, economici, morali ed emozionali che aleggiano sul nostro tempo.
“Persi un battito”riassume ciò che si prova nell’intraprendere la lettura di questo scritto.
Il percorso talentuoso si vede già tracciato sulle capacità letterarie e comunicative della giovane scrittrice. 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione sul libro "Rosario Livatino. La coscienza di un giudice"



“Rosario Livatino. La coscienza di un giudice.” di Gilda Sciortino, è sintomatico di una Sicilia che ha desiderio di gridare e non zittirsi, urlare al malaffare che ha perso, perde ogni qualvolta una giornalista, uno scrittore, racconta la verità e non teme rappresaglie. Tutti dovrebbero ringraziare la giornalista in questione per averci informato della coscienza nobile di questo giudice, del suo coraggio, della sua sfida a testa alta contro ogni forma di mafia. Voglio ringraziarla soprattutto io per avermi fatto conoscere lati della personalità del grande giudice di Canicattì, paese dove ho trascorso infanzia e adolescenza. Il giudice conobbe me, perché amico di famiglia, ma io non ricordo nulla di lui poiché avevo solo cinque anni al momento del  truce assassinio subito. Osservavo spesso l’esterno della sua abitazione attraverso le finestre della casa di mia nonna e mi chiedevo sempre chissà chi era questo ragazzo, cosa pensava, chi amava, la sua fede, il suo modo di rispettare il lavoro degli altri, la volontà di aiutare i compagni e la sua maniera di giudicare solo ai fini terreni e non immaginare o desiderare la morte di nessuno, nonostante sapesse la fine che lo attendeva. Grazie Gilda, grazie Rosario, grazie all’editore Salvatore Insenga, grazie per la speranza consegnata, che anche se a stento resiste ai giorni nostri. Ma se continueremo a scrivere loro perderanno la speranza di vincere.

Recensione sulla poesia di Annamaria Romito

L’umanità di poetesse e i poeti contengono emozioni, ideali, pensieri, amore per i versi, per l’arte. Ecco che tutto ciò ritroviamo evidenziato nelle poesie di Anna Maria Romito. Nella poesia “Silenzio” ad esempio si denota come l’opacità dei pensieri assilla l’anima, quindi la poetessa registra, metabolizza e riversa su carta i dubbi del presente, con il dubbio che l’eco del passato sia un’allucinazione. Con il presente capolavoro l’allucinazione diviene ancor più forte per la mente del lettore, la vista si confonde con le righe talmente è estroversa e introversa allo stesso tempo la poetica di questa autrice. Essendo nativa di Napoli e adottiva di Reggio Emilia, la vita esperita in più parti culturalmente differenti, ma con spunti comuni, le ha donato aspetti artistici complementari e ciò è sottolineato dalle sue magiche liriche. 

Recensione sul romanzo "L'erede" edito da "Officina Trinacria Edizioni" in lingua italiana e da "Trinacria Ed." in lingua inglese.


Quando più generazioni di uomini e parenti vengono in contatto nascono malintesi, conflitti, ma che spesso si risolvono con un abbraccio. Nel romanzo “L’erede ” è presente più di uno scontro generazionale, è presente una violenza psicologica perpetuata tra giovani e meno giovani, le incomprensioni divengono cruente e tutto ciò è esplicato e narrato in modo penetrante. Il lettore prova rabbia insieme ai protagonisti, il lettore sente la presenza incombente dell’invidia, della gelosia, non può rimanere insensibile, grazia alla capacità espositiva dell’autore. Pagina dopo pagina si entra in contatto con le emozioni e con il potere caratteriale di alcuni dei protagonisti. Il romanzo è stato editato dalla casa editrice "Officina Trinacria Edizioni", adesso "Salvatore Insenga Editore", e tradotto ed editato negli Stati Uniti D’America da "Trinacria Ed." con il titolo "Sicilian Dynasty". Spesso il complotto non è necessariamente internazionale, ma si nasconde in casa. I complimenti all’autore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione sulla Trilogia di Sofia



La morte è parte della vita, forse, ma riuscire a trasmettere il concetto è molto difficile. Non basta nessun linguaggio, verbale, paraverbale o non verbale. Nel regno animale molte specie metabolizzano il dolore spostandosi, evadendo, allontanandosi, tuttavia vi sono specie che non riescono a capire cosa sia successo con quel grave evento e non riescono a capire il distacco.
Francesco Casali con la “Trilogia di Sofia” riesce a comunicare il dolore dei personaggi in maniera esemplare. Gioca con periodi che rimangono impressi per la loro profondità, per il loro trasporto. Le storie sono nata in parte, nella mente dell’autore, in seguito alla sua esperienza nel campo educativo e riabilitativo, così ha immaginato la storia di personaggi che devono necessariamente vivere lo stesso trauma, per capirsi e spingersi vicendevolmente. La passione che ha per il suo lavoro si denota anche nell’impegno e nell’empatia che ha adoperato per scrivere questa bella opera.
In ogni singolo evento narrato l’autore entra in pieno, si inerpica in essi, invitando i personaggi a prendere per mano i lettori e a condurli dove animo umano non può penetrare se non guidato e aiutato a “capire”.
Alcuni disegni presenti nel libro completano gli stati d’animo di attesa, pessimismo, e  contemporaneamente rabbia, ma anche desiderio che tutto sia solo un incubo. Non si consiglia la lettura per avere risposte, ma per trovare il modo come porsi le giuste domande.

 

Recensione sul romanzo "La Siciliana"


Il romanzo “La siciliana”, della sensibile scrittrice Maricla Di Dio, trasmette in maniera diretta e trasparente uno spaccato della vita e della cultura siciliana di tempi ormai trascorsi. Le pagine si nutrono di passione, lotta per l’amore, volontà estrema della protagonista di non voltare pagina sugli eventi della vita, affinché si scopra la verità su ciò che è accaduto al marito. La protagonista viene dipinta ai nostri occhi con minuzia di particolari, come se ci fosse realmente la sagoma in controluce e come se la sua immagine fosse scolpita. Man mano che si procede con la lettura il trasporto è inevitabile, si vuol conoscere sempre più i lati del carattere caldo della donna, di quel tipo di donna che, sì viene sopraffatto sessualmente da un uomo infido che non è il marito, ma che non si arrende e non tarda a ricordare le qualità che la possono contraddistinguere.


Recensione sul romanzo "Immagina" di Yami Yume

Nei luoghi di Immagina non esistono barriere, gli spazi sono di tutti, a differenza che sulla Terra. Questo è uno dei tanti messaggi conservati e trasmessi da questo romanzo dell’autrice Yami Yume. Avevo letto un altro scritto di questa autrice,“Black e Noir”, che era riuscito a regalarmi emozioni , ma con questo romanzo le sue capacità narrative lasciano al lettore una continua sorpresa, sembra quasi di riconoscere in più fasi l’epilogo, ma è lì che la storia acquisisce elementi nuovi e diversi.
Nel romanzo si parla di spiritualità, energia nel senso profondo del termine, cioè quell’energia che è vita ed è il motore latente dell’universo. In alcuni tratti il romanzo diventa una guida su come poter liberare quest’energia. Vengono trattati temi come quello della depressione, a volte sembra che la speranza abbia abbandonato tutti i protagonisti, come se da sogni siano divenuti incubi anche loro, ma è a questo punto che si denota la bravura della scrittrice, nel riuscire a rendere bene l’idea. Alcune regole sul mondo onirico sembrano essere trasgredite, ma l’aspetto surreale è intrinseco di quel mondo.
Sono presenti dettagli che rendono viva la lettura, senza scadere nella ridondanza. Sono presenti idee, di libera interpretazione da parte del lettore, come l’est che pone le basi nella meditazione, con la presenza di una cospicua rassegna culturale orientale, e l’occidente che è alcova di negatività e incubi, anche se la mappa del mondo di Immagina non rispecchia quella terrestre.
L’immaginazione è aiutata da immagini, disegni che rendono quest’opera ancor più completa grazie ai più talenti dell’artista.
Tutto il romanzo è un sogno lucido, d’altronde sono solito pensare che un bel libro si ha quando sogno e lettura si confondono, quando dopo tempo si ha il dubbio di aver vissuto un sogno o di aver letto un’opera, grandiosa come questa. 

Recensione sulla scrittrice e poetessa Miriana Di Paola

Miriana Di Paola con le sue poesie riesce a coinvolgere i lettori, è possibile leggere versi caldi quando parla di amore, avventure o sentimenti, tuttavia i versi nostalgici si alternano a volte ad essi, riuscendo a trasmettere il messaggio, riflettendo come luce su di un foglio di carta bianco, che da lì a breve vedrà l’arrivo di un componimento
Accende i riflettori anche sul sociale, grazie ai suoi racconti.  La sua scrittura è scorrevole, ricca di fantasia e motivata dall’ispirazione costante della vita. Lessico semplice, ma intriso allo stesso tempo di elementi semantici calzanti.
Comunicatrice costante, fa dei suoi articoli e saggi un invito alla riflessione.
Riesce a ispirare disegni, note e interpretazioni perché esprime le emozioni in modo sublime. Fa delle parole dei dardi, impossibile una volta lette o ascoltate non rimanerne colpito.
Raro trovare tanta maestria nei pensieri artistici e culturali di una ragazza di vent’anni. 

Recensione sul talento interpretativo dell'attrice Stefania Calì

Stefania Calì possiede una forte empatia, una grande immedesimazione e un'elevata sensibilità. Queste qualità permettono all'artista di interpretare in maniera brillante una poesia o un testo teatrale. Gli occhi, i movimenti del corpo, la mimica parlano in maniera eloquente. Quest'attrice penetra nei cuori e ne fuoriesce per recitare davanti agli spettatori, a cui trasmetterà emozioni profonde, vivaci e nel caso di poesie decadenti gli stessi tormenti dell'autore della lirica. Sceglie in maniera calzante come declamare l'opera, che sia una canzone, un sonetto o una ballata. Le qualità interiori permettono all'attrice in questione di essere anche poetessa e grande filantropa, aspetto peculiare di molte artiste, che hanno la capacità di rendere piena la vita e i momenti che dell'arte ne sono compagni.

 

 

 Recensione sui disegni di Gisella Ruggeri, in arte MsGiza

La disegnatrice Gisella Ruggeri, in arte MsGiza, ha la capacità di trasferire una poesia, una lirica di un poeta e con essa le sue emozioni, in un disegno che abbia colori corrispondenti alle lunghezze d’onda dei versi, che siano emozioni cupe riportate con il nero, vivaci tramite colori più tenui. La speranza seguente la rivalsa dell’uomo viene interpretata minuziosamente, così come la nostalgia. La visione di una porzione di natura orientale può essere vista, apparentemente dal poeta compositore della propria lirica con occhi distanti culturalmente, ma empaticamente interna ad essa da parte della disegnatrice in questione, che riesce ad estrarre quelle intenzioni latenti che il poeta contiene, celate nell’animo. Arti visive e arti letterarie vengono pensate come distanti, ma in alcuni casi questa barriera che li divide crolla grazie alle capacità artistiche di disegnatrici come Gisella Ruggeri. È un piacere vedere un’artista davanti la propria tela, sembra in tal caso che la tela entri dagli occhi dell’anima ed esca dalla mano e dalle sue dita talentuose. 
Disegno di Gisella Ruggeri, in arte MsGiza, ispirato dalla poesia "Buona Fortuna" di Miriana Di Paola. Entrambe hanno partecipato all'evento "Gocce di Poesia, arte ed emozioni" ideato dai poeti Luigi Pio Carmina e Salvuccio Barravecchia.

Disegno di Gisella Ruggeri ispirato dalla poesia "Lacrime Nere" di Luigi Pio Carmina. Entrambi hanno partecipato all'evento "Gocce di Poesia, arte ed emozioni"

Disegni di Gisella Ruggeri esposti all'evento "Abballatazza Folk Fest", tenutosi a Montedoro (Cl)
La disegnatrice Gisella Ruggeri.

Recensione sui disegni e sul talento artistico e letterario di Francesco Gullo


Francesco Gullo è un artista. Fa arte quando presenta un evento, quando disegna, scrive racconti, compone poesie e interpreta i testi di altri poeti e scrittori. 
Francesco Gullo crea con i suoi disegni la dimensione, sembra che i suoi disegni vivano. Regala un’emozione pari a chi nel rinascimento depositò nelle menti degli osservatori e degli amatori dell’arte la famigerata prospettiva. Quella è un’emozione che ancora oggi esiste, anche dopo cinquecento anni. Spero che continui ad esistere nel tempo la visione artistica dei disegni e degli schizzi di questo artista, l’augurio va soprattutto alla popolazione, affinchè un giorno possa ammirare e godere di tale vista.
Gli artisti poliedrici condividono e convivono con l’espressione artistica, ecco che nell’esempio preso in esame ritroviamo poesie nel senso atavico del termine, quasi fosse epica, poesie spasmodiche di trasmettere pensieri, per non parlare dei racconti inglobanti ogni genere e tema.
Parlare con questa persona è un continuo coinvolgimento di sensi, di cultura, arte e prospettive artistiche future. 
Disegno di Francesco Gullo ispirato e illustrante la poesia "Si la vita si putissi arrimunnari" di Francesco Ferrante, partecipanti all'evento "Gocce di Poesia, arte ed emozioni" ideato dai poeti Luigi Pio Carmina e Salvuccio Barravecchia 

Disegno di Francesco Gullo ispirato e illustrante la poesia "Storia di un passato" di Salvuccio Barravecchia, partecipanti all'evento "Gocce di Poesia, arte ed emozioni"

Francesco Gullo presenta l'evento "Gocce di Poesia, arte ed emozioni" a Bagheria, nella sede dell'associazione "Giuseppe Bagnera". Presenti nella foto di Davide Notaro, i poeti Salvuccio Barravecchia, Luigi Pio Carmina e l'attrice Arianna Notaro. 

  Recensione sulla raccolta di racconti "I Figli di Eolo" del pittore e scrittore Carlo Puleo.

Il verismo, era la corrente della fine dell’ottocento e inizi del novecento ? Leggendo le pagine della silloge in prosa “I figli di Eolo” posso affermare che non è così. Il confronto tra due terre è l’aspetto che ho apprezzato di più, due terre ricche della presenza dei personaggi provenienti dall’isola più affascinante del mondo, un’isola ricca di emozioni e di storia : la Sicilia. Questi personaggi cercano risposte, vagando tra due terre come detto prima, l’Italia e gli Stati Uniti.
L’ambiente fa da contorno alle storie. Storie colme di ironia, che caratterizza la popolazione sicula doc. Questo lo si vede nella riflessione sarcastica di poter fare ciò che si vuole se non si è visti da altri, o la riflessione del mancato aiuto da porgere a chi non ti servirà, evidenziabile da piccoli particolari come l’accendino non prestato a chi non sarebbe stato utile in seguito. Non manca l’umorismo, insito nei nostri geni sicani, portatore di ilarità quando si cerca la via Giotto per scoprire che la scritta è la combinazione di una lettera con un numero. Aspetto cruciale, infine, della polizia che abituata alle malefatte non si impegna più di tanto alla sua lotta, nonché esempio di denuncia sociale. Libro espressivo, adatto ad ogni tipologia di uomo, siciliano e non.















Recensione sulla silloge "Poesie dall'Africa" di Senghor

Senghor, grande uomo, tanto da scrivere spettacolari poesie. Il libro Poesie dall’Africa trasmette un’atmosfera africana, sub sahariana, da vento che viene dal sud del mondo, un vento che porta parole, messaggi, frasi semplici e dirette. Leggendo queste poesie sembrerà di stare passeggiando per le vie di un ambiente caldo. Il baobab impresso sulla copertina apre le danze, ti dice: “sei a casa, vieni a conoscerci, dialogare e imparare insieme a noi”. 
A parlare sono i versi caldi, portati da quel vento citato prima, non è Libeccio, non è Ostro, è il vento dell'anima, l'alito di vita che gli africani portano con loro, con la loro umiltà, l'amore per la terra e il sorriso che insieme alla poesia regala sogni di cambiamento verso un mondo comunitario e pluriculturale.

Léopold Sédar Senghor (Joal, 9 ottobre 1906Verson, 20 dicembre 2001) è stato un politico e poeta senegalese di lingua francese che, tra le due guerre fu, con l'antilliano Aimé Césaire, il vate e l'ideologo della négritude.
Senghor è stato il primo presidente del Senegal, in carica dal 1960 al 1980. È stato inoltre il primo africano a sedere come membro dell' Académie française. È stato anche il fondatore del partito politico Blocco democratico senegalese. I suoi contributi alla rivisitazione e riscoperta moderna della cultura africana ne fanno uno dei più considerati intellettuali africani del XX secolo: dalla letteratura alla scultura, dalla filosofia alle religione.
Cercò di realizzare un socialismo umanistico. 


Recensione sui "Rammstein", gruppo industrial metal reboante e decadente.

Nel 1995 si formava il gruppo industrial-metal per antonomasia, i Rammstein. La musica iniziale è techno, che trasborda successivamente e  fortunatamente in una musica più dura e forte, dai riff semplici, accordi quasi elementari, ma dai motivi eccezionali.
Potremmo analizzare, passando in rassegna i membri, le origini del progetto. Ma prenderemo in esame i video, non essenzialmente per l’impatto scenico, ma per ciò che significano. Troveremo fiori e occhi azzurri per ironizzare sull’arianesimo. Corde che tirano una barca, ma le corde sono tirate da uomini, e loro usano le braccia del lavoro. Nel 1997 arrivano le prime immagini presenti anche in un film. La realtà di un night fortemente estremizzata.
Ma l’estremizzazione è il piatto forte. Ecco arrivare video con protagonismi i tradimenti, le esche, le vampate e l’alcool. Insomma codesti video rappresentano i mali della società, ma andiamo avanti. 
Mannari e olimpiadi. Trasposizioni adattate ad un tempo nuovo, che vive nel presente, di una remota Biancaneve, quindi lotte animali che nascondono la metafora della ripresa degli spazi da parte della natura. Rapine, idoli e consensi. Sembrerebbero una grande accozzaglia, ma sono molto di più, sono il calderone della genialità.
Madre e figlio, rapporto morboso, come è quello di un uomo verso un altro, da cui decide di farsi mangiare. Tornano le scene dei film, le scene di un esilarante ripresa dello sbarco lunare, perché ciò che non è americano debba apparire comunque tale.
Arrivano i presunti disagi nel gruppo, metaforicamente riprodotti in due video dove si celebra la scomparsa di un membro, il cantante.
Uomini rock grassi, dalla vita opulenta, in contrapposizione alla vita dura dei pompieri.
Tragedie, come in un villaggio rumeno; uomini contro uomini, spremuti dall’omofobia; ergo la risposta del porno etero, come per par condicio. 
Il mare, come dimenticare il mare, la spiaggia dove si è nascosto il famigerato assente.
Colpo di scena finale, con ritorno al classicismo, come amavano fare i movimenti culturali, come tornavano ai tempi remoti le dittature e le dottrine,  che compaiono in due video, con seguito di rivolta ed elementi musicali decadenti e ben riusciti.


Recensione sull'attrice Arianna Notaro  

Arianna Notaro è un attrice e come insegna l’etimologia del termine l’attrice agisce: compie movimenti, ha una sua mimica facciale, una particolare gestualità, poiché linguaggio non verbale e paraverbale sono parti complementari di questa azione.
Arianna Notaro diviene nelle sue interpretazioni il personaggio, che debba essere sensuale e folle come la cameriera nello spettacolo “Frankenstein. Ad un passo dal confine”, che sia dura e diretta come la poliziotta nello spettacolo “Moby Dick, il Canto e il Buio”.
Coglie gli aspetti negativi e positivi del carattere da interpretare , da rivelare, li trasmette così al pubblico.
Ogni singolo movimento muscolo facciale è atto a dire al pubblico che quel personaggio vive, è l’attore, ed entrambi coesistono. Del resto questa forma d’arte serve a far viaggiare, serve a far dimenticare in quale dimensione si è entrati e in questo compito l’attrice in questione è già ben più avanti della fase di coltivazione del proprio talento, ha raggiunto l’obiettivo e supererà altri traguardi.
Oltre agli spettacoli citati prima, tenutisi con la compagnia di cui fa parte cioè “Arsenico Cafè”, l’artista ha partecipato all’evento artistico “Gocce di Poesia, arte ed emozioni” ideato da Luigi Pio Carmina e Salvuccio Barravecchia. In questo spettacolo ha colto ogni singolo verso, ogni pensiero e sensazione degli autori delle poesie da lei recitate. Qualità primaria per chi empaticamente trasmette linfa vitale ai sensi che faranno da ponte tra spettatori e attori. 
Arianna Notaro durante le prove della manifestazione artistica "Gocce di Poesia, arte ed emozioni". Foto di Luca Castiglione
Scena dello spettacolo "Moby Dick, il Canto e il Buio. Foto di Davide Notaro














 













Recensione sulla quadrilogia di "The Giver" di Lois Lowry  


La quadrilogia di “The Giver” ha una caratteristica peculiare: il riuscire a far comparire personaggi principali di uno dei libri come personaggi secondari, e a volte irrilevanti, di altri libri della saga. La storia di ognuno dei libri è singolare e al contempo è strettamente collegata agli altri. Il focus cambia repentinamente per descrivere ora crudeltà, ora ambienti e villaggi gestiti con metodi distopici. Ciò lo fa entrare nella letteratura mondiale del genere. Potrete leggere tre le righe ciò che rientra nell’immaginario degli uomini,  realtà che si cercherebbe di allontanare il più possibile, etichettandoli come incubi e non come scenari onirici ed idilliaci. Quadrilogia più che realistica vista la realtà che stiamo vivendo e che in passato avrebbero definito distopica. Adatto ad ogni genere di età, ogni genere di lettura e popolazione mondiale.


Recensione su "Rosso più dell'inferno" di Jessica Di Bona 


Un testo scritto benissimo, con molti termini ricercati. L'ironia la fa da padrone, così come il dramma in una commistione unica. L’autrice, Jessica Di Bona, crudele ed esagerata nei giudizi esprime e riassume l'animo negativo degli uomini. Sembrerebbe in parte autobiografico, con introspezioni proprie dell'autrice, si inoltra nel punto di vista maschile, immedesimandosi in esso, quasi come fa Coetzee con la sua Elizabeth Costello. Punge la fantasia del lettore e le emozioni anche dolorose di tutti. Traspare l’idea di diffondere le proprie opinioni scagliandole come frecce, senza fronzoli, senza attese, senza tergiversare. Le opinioni sono camuffate da prosa, prosa che fa rabbrividire per il proprio messaggio intrinseco. 

Recensione su "Elizabeth Costello" di Coetzee  


Coetzee scrive questo libro, a metà tra il saggio e il romanzo. Oppure è meglio dire che lo scrive a due mani con la protagonista : Elizabeth Costello. Lei  è una scrittrice che affronta, durante alcune conferenze, dei temi cruciali per lei e della vita in genere. A parlare è appunto l’autore che veste i panni della scrittrice australiana. È presente nel testo una chiara figura retorica quale la climax, si passa quindi dal nero delle ombre dell’animo della scrittrice, al grigio del suo fisico simboleggiato dai capelli, al bianco del foglio che sarà poi scritto e che fungerà da luce della sua vita.
Il personaggio scrive romanzi sugli uomini, immedesimandosi in essi, così come l’autore del libro tenta di fare con il suo alter-ego femminile, immergendosi nella sua sensibilità, motivo per il quale vediamo l’affiorare di pensieri istantanei nella mente di Elizabeth ogni qualvolta le si pongono delle domande, come fosse un dialogo estemporaneo con se stessa. Emergono l’alterità, il confronto con il diverso, le sue domande sull’apparire, piaga che aleggia nel mondo, dall’aspetto formale delle conferenze, a quello che lei dovrà dire o fare. Si alternano le domande poste a lei e da lei al pubblico, soffermandosi su alcuni punti, come i libri che spariranno dall’immaginario comune dopo pochi anni, se non verranno ripubblicati da altri editori, tutto ciò che è stato scritto quindi andrà perso per sempre. Si parla di identità, come quella africana, dell’oralità dei contenuti, delle tradizioni, di come mangiano o si muovono gli abitanti di quel determinato luogo, di come desiderano vivere con gli altri e nell’insieme della collettività. Non mancano le accuse alle convenzioni, come l’imposizione della traduzione necessaria per essere letti altrove, come se si scrivesse per il mondo occidentale. Le accuse al mondo cattolico che crede di essere al centro dell’umanità, gestendo l’istruzione, l’interpretazione dei testi e la vita di quei popoli aiutati materialmente, ma schiavizzati nelle mente e nelle idee, come quelle artistiche. E infine il male, che viene visto come un’attrazione, a volte odiato, a volte amato, in questa dualità di contenuti atti a rendere viva la stessa scrittura. Non poteva mancare la domanda finale sul credo, la cui risposta si trova nel medesimo bisogno di credere di ogni essere umano.
John Maxwell Coetzee (Città del Capo, 9 febbraio 1940) è uno scrittore e saggista sudafricano, Premio Nobel per la letteratura nel 2003.

J. M. Coetzee (come firma i suoi libri) è uno scrittore estremamente eterogeneo, celebre per le sue opere di narrativa, critica e per le numerose attività accademiche che lo hanno visto impegnato come professore, linguista e traduttore. È uno dei maggiori esponenti del postmodernismo e postcolonialismo del XX secolo.




Recensione del romanzo "Da Kosmà a Cosmà" di Luciano Spaccapietra  

“Da Kosmà a Cosmà" è l'apoteosi dell'accostamento tra episodi di vita vissuta alternata alla storia dell'umanità, tra metafore di esistenza e similitudini dell'animo e della mente. Esso può essere collocato tra i miei romanzi preferiti, come Narciso e Boccadoro, di Herman Hesse e libri del genere distopico come Il mondo nuovo, Ritorno al mondo nuovo, Fahrenheit 451 e 1984.
Questo romanzo lo definisco drammatico e quasi autobiografico allo stesso tempo. Vi è uno spaccato della vita greca e della vita dell’Italia, in un periodo dove i nazionalismi esasperati saranno vissuti proprio sulla pelle della popolazione e dell’autore del libro. Il genere non  si può definire puramente distopico, come i romanzi elencati prima, poiché è una storia realmente successa nel passato, ma allo stesso tempo è ciò che l’uomo non vorrebbe mai vivere, cioè l’allontanamento indotto dalla terra della propria infanzia, e il cambiamento forzato della propria cultura, equiparato ad una violenza. Emblema è la lettera di un nome che cambia, come se con essa cambiasse anche la persona in questione. Come in “Narciso e Boccadoro, ironia e lotta si intrecciano in una storia ricca di colpi di scena. Ecco perché queste pagine sono tra le migliori lette fino a questo momento.


Recensione sulla silloge poetica di Carlo Puleo: "Il restauratore di sogni"

Parole fuse tra di loro sono quelle di Carlo Puleo. Con questa unione, sancisce il completamento di significati profondi, parole composte che meglio non possono descrivere un soggetto o un oggetto.
Poesie che vanno ad esprimere un dipinto, ma non come fossero una sua didascalia, poiché in questo caso è il dipinto che farà da didascalia alle parole. Una forma che sembra non potere esistere senza la presenza dell’altra espressione artistica, culminando in un’immaginazione unica sia per chi legge che per chi guarda i dipinti del pittore/poeta in questione. Si parla di utopia, utopia che verrà raggiunta tramite la stessa arte, da qui il collegamento a Babele, definizione di lingue accomunate per un unico obiettivo. Assonanze esclusive che parlano perfettamente, ora di erba, ora di natura. Mai ho letto versi che dipingessero il sogno in maniera così azzimata e curante dei particolari. Non per ultimo alla base dei testi c’è la denuncia sociale, così da essere adatto a qualsiasi lettore, dai bambini agli adulti di qualsiasi realtà.



Recensione sulle sculture di Torquato La Mattina

Le scultura di Torquato La Mattina ha visto tre periodi diversi di espressione. In un primo periodo linee ferme si alternano a linee sinuose, figure quasi meditabonde si alternano a figure capaci di far fuggire il pensiero.
In un secondo periodo si passa allo “straccio”, opere per essere ideate come già lacere, come invecchiate da un tempo malinconico. Si intravedono in queste ultime menzonate gli stessi uomini, logori all’interno, a volte con una reazione intrinseca, un feedback positivo riposto nel colore. Uomini stracciati da altri uomini, che sanno reagire al momento giusto, si denotano in opere degne di tale merito.
Il terzo periodo apre le porte al radiatore, per irraggiare quella speranza intravista con i colori precedentemente strazianti, per dare non solo colore, ma calore, come in contrapposizione all’apparente fredda figura del primo periodo. La luce sembra quasi essere catturata, per non più fuoriuscire, ma abbagliare al contempo.
Chiari i messaggi e le denunce sociali contenute in molte opere, i cui dettagli da osservare con cura rendono benissimo l’idea. 
Anche per meno di trenta denari
Artista, nato a Ferentino (FR), il 19/03/1955, opera nello studio artistico “EIKON” in Via FRANCIA n. 22/24 a Canicatti’ (AG), ha studiato presso l’istituto statale d’arte “ F. JUVARA” di   S. CATALDO (CL).
Tracce vettoriali




















Recensione sulla raccolta di racconti "Black e Noir" di Yami Yume  

"Black e Noir": una raccolta di racconti dal genere horror, noir, thriller e fantasy. Questi generi hanno aspetti  comuni, ma l’autrice Yami Yume con la sua vena narrativa riesce a farli intrecciare perfettamente.
Lo stile è semplice, sembra che si parli ad un bambino o viceversa, e in entrambi i casi si crea il ponte verso la comunicazione fanciullesca dell’animo.
Si denota un percorso espositivo basato sulla fantasia, ma anche su un’analisi interiore riguardante ciò che si nasconde nei meandri della mente umana. Cosicché, ad esempio, la descrizione di un sogno viva con propri particolari e il finale, di molti racconti, colpisca l’attenzione del lettore, che proseguendo nella lettura assorbe il contenuto in un crescendo di curiosità.
Tramite la lettura di ogni pagina si gioisce poiché continuerà con il successivo racconto il dialogo che l’autrice intraprende amabilmente con il lettore. 

Yami (conosciuta anche come Yami Yume) è una scrittrice emergente originaria della Sicilia, innamorata del Giappone e della Corea del Sud e di ogni forma d’arte e cultura di questi Paesi.
Affascinata dal mistero e dall’universo onirico e fantastico, scrive storie fantasy e horror, gran parte delle quali ispirate a sogni e incubi da lei avuti nel corso degli anni.


Recensione sulle pitture di Carlo Puleo

I colori di un’opera pittorica potrebbero essere causali, i colori immessi in una tela senza parametri di sorta, ma se i colori vengono da una ricerca interiore ecco che prendono vita le pitture di Carlo Puleo.
Non è un caso che il pittore in questione scriva anche poesie e racconti. Un grande pittore potrebbe anche non scrivere. Un grande scrittore potrebbe non saper minimamente riprodurre arti visive. Ma nel caso delle personalità geniali tutto ciò è possibile. Un grande pittore vede nella sua opera un racconto, una poesia, che riesce anche a venire fuori. Prendere forma nei colori, nei contrasti tra questi ultimi. Carlo Puleo rende armonioso ciò che si osserva. I suoi quadri riproducono dei sogni, i sogni non riuscirebbero a riprodurre una sensazione simile. Il verde, il blu, il rosso e il giallo sembrano riflettere, per comporre versi e illuminare la vista degli astanti ammiratori. 
Spesso, sguardi dipinti sembrano puntare direttamente verso chi osserva, creando un ponte tra realtà e mondo immaginifico. Nessun particolare riguardante la natura è assente, come più che presente è l'animo del pittore in questione. 
Il sogno del poeta
Carlo Puleo è un artista molto noto nel territorio bagherese e siciliano. Ha insegnato all'Istituto d'Arte regionale. Molte sue opere sono esposte in molte mostre collettive e personali, locali e internazionali.
Pittore e scultore, ha pubblicato anche diversi libri di poesia e racconti.

L'esodo






L'isola di Orfeo 


Recensione sulle sculture di Francesco Giglia

Opere senza tempo, senza il minimo bisogno di equilibrio, ma essenzialmente alla ricerca continua di esso.

Questo è quello che trasmettono le sculture di Francesco Giglia. Questo è il messaggio nascosto?
La comunicazione, con lo sguardo degli astanti, è palese. Si potrebbe dire che questo è il compito della scultura, ma non è sempre così, nel caso preso in esame le curve sembrano vivere in uno dimensione spaziale parallela, sembrano invitare la mente alla sintonizzazione di una musica quasi impercettibile delle sfere.
L’artista ricerca materiali sempre più prossimi al suo animo, per dialogare con essi, comporre la materia e averne un contatto tattile. Perché altri possano poi, a loro volta, creare un contatto visivo e rimanere estasiati da cotanta sensualità e sensibilità.
Il richiamo è alla maternità, alla perfezione fisica di un corpo femminile, alla sua grazia, al suo essere portatrice di vita e fecondità.
La sinusoide è un calcolo mentale, la sinuosità di queste opere è un’operazione mentale culturale e artistica dell’anima. 
GESTAZIONE
Terracotta- marmo 1985
altezza 50 cm
GUIZZANDO...PRECIPITAI VERSO IL CIELO.alabastro siciliano 2011
SE NON HAI ALI...NON PUOI SOGNARE. marmo rosa del Portogallo 2014


Recensione sul libro "Dal Chiapas (quasi un diario)", di Salvatore Inguì.  



Dal Chiapas (quasi un diario) di Salvatore Inguì, edito dalla Navarra Editore, è molto più che un diario.
È l’elaborazione piena di un viaggio, non un viaggio turistico come afferma anche l’autore nel testo, ma un viaggio nell’animo delle popolazioni che vivono in parti del Messico oltraggiate quotidianamente dal governo. Le popolazioni che vi risiedono sono i tzotzil, i ch’ol e i tojolabal, discendenti dei maya e degli aztechi, a loro volta sterminati, usurpati di ciò che più faceva loro amare la vita, cioè la terra e il contatto con essa e la natura.
Questo scritto non è il diario di un esploratore. È il diario del viaggio in una cultura altra, che permette di mettere fuori gioco false credenze, pregiudizi di sorta che potrebbero avere altri avventori.
Tramite la lettura di questo libro  la vostra mente viaggerà, e una porzione delle emozioni di quella popolazione entrerà in noi. Un buon libro lascia che lo spirito vaghi, e la mente ricordi, ma per dare una mano e stringerla alla varie etnie offese bisogna prendere l’aereo e tornare quando il sorriso avrà contagiato ambedue le parti.


Salvatore Inguì, nato nel 1963, vive a Marsala ed è assistente sociale. Referente provinciale per Trapani di "LIBERA - Associazioni, nomi e numeri contro le mafie". 


Recensione sul libro "Uomini di scorta" di Gilda Sciortino, edito da "Officina Trinacria Edizioni"  



“Uomini di scorta”, è un testo emotivo, scritto da Gilda Sciortino, giornalista palermitana. È un testo emotivo perché tramite le parole dei poliziotti colleghi, e prima di tutto amici, delle vittime degli attentati del ’92, è stata data voce a questi angeli custodi.
Angeli custodi di personaggi scomodi per uno stato, che teoricamente di esso fanno parte, e da cui non sono stati tutelati minimamente, e possiamo benissimo dire uccisi.
Tramite questo libro è possibile ascoltare le urla di protesta, di rabbia, di uomini leali con sogni di libertà, di moralità, di mera legalità. Perché come sono solito dire: <<O si sceglie di essere mafiosi, o si va contro di essi>>. Non dovrebbero esistere in questo caso le mezze misure, che creano omertà, ignavia, da condannare quasi quanto la mafia stessa.
Con queste righe la giornalista ha scelto bene:  lottare, scrivere, parlare, regalare uno spazio a quegli uomini che hanno dato la vita perché altri potessero respirare aria pulita.
La situazione negli ultimi vent’anni è anche peggiorata, ma la penna di persone come Gilda, la grande volontà di difendere le idee da parte di editori come Salvatore Insenga, fanno sperare per il futuro.
Con questo libro vedrete con i vostri occhi ciò che hanno provato i poliziotti alla vista degli amici dilaniati dagli ordigni esplosivi, ciò che hanno provato i cittadini all’udire le bombe. Ciò che hanno provato gli agenti di scorta che per un caso, o per altri motivi quel giorno non sono periti nell’attentato. Tutte voci che in pochi volumi prendono vita, ergo ringraziamo Gilda Sciortino, Salvatore Insenga, l’intera casa editrice “Officina Trinacria Edizioni”, e chi lotta per una vita dedita agli uomini di molto buon senso.






Recensione sulla raccolta di racconti "Murder - Omicidi a Natale" di Antonella Polenta

Quattro racconti appartenenti al genere giallo, con elementi horror in alcuni e thriller in altri, che li rendono coinvolgenti.
Il lettore si trova quasi a essere un personaggio tra i tanti, la cui personalità si intreccia con quella degli altri a costituire una trama molto fitta.
In quasi tutti i racconti il passaggio di scena in scena lascia il lettore stupito e allo stesso tempo crea una curiosità unica. Tre dei quattro racconti sono ben dettagliati e argomentati, il più breve è per di più geniale.
Accenni di geografia, storia e religione, rendono l’esposizione eclettica, senza superare mai i confini del narrato.
È tangibile la volontà di fuggire, di evadere, come nel racconto ambientato a Palermo, dove alcuni ragazzi decidono di provare un’esperienza forte, che in seguito si rivelerà addirittura cruenta.
È apprezzabile la cura con cui è stato affrontato il tema del confronto internazionale, della volontà dei personaggi di incontrare uomini e donne di altre nazioni, di conoscere l’alterità. Quanto detto si può leggere, ad esempio, nel desiderio dei ragazzi irlandesi di viaggiare e comprendere ciò che l’Italia può insegnare, attraversando l’intera penisola.
La scrittrice s’immedesima in modo eccellente con la vita, i personaggi e le caratteristiche culturali dei luoghi; sembra quasi fosse vissuta nei medesimi ambienti, talmente sono particolareggiate ed esatte le descrizioni apportate.
Nascosto tra le righe c’è un appello ai numeri, al numero 4 per l’esattezza. Si denota nel racconto proemiale, che gli omicidi compiuti nella stessa città scandinava seguono il percorso dei punti cardinali: nord, est e sud, lasciando l’incognita “ovest”. I quattro racconti seguono lo stesso percorso nord, est e sud, prendendo in esame però l’intero continente europeo, quindi il racconto sopra citato non è altro che uno specchio ridotto dell’intera opera. Inoltre, sempre considerando il susseguirsi delle storie, dei luoghi abitati dai personaggi e i loro spostamenti, ho riconosciuto una figura geometrica: il trapezio, riconducibile sempre al numero 4, disegnato come già detto sull’Europa.
Leggere questi racconti è un’emozione, parlarne è un onore.



Recensione sul libro "La dolce incoscienza dell'immoralità" di Maurizio Bellavia, edito da Spazio Cultura Edizioni  

Ancora prima di leggere il racconto“ La dolce incoscienza dell’immoralità” mi sono soffermato sulla copertina. Cercavo di capire se nella statua raffigurata si stessero abbracciando due donne oppure un uomo e una donna. Partendo dalle forme rappresentate si potrebbe fantasticare, ma l’aspetto fondamentale è che si denotano due persone che si amano, a prescindere dal sesso, quello che conta è infatti l’amore. Nello scritto è presente uno scontro di fenomeni, l’amore positivo, contro la guerra negativa. La società protagonista con le sue formalità va ad etichettare come immorale l’amore tra due donne e tratta come ovvio l’aspetto bellico del mondo. Antisonante con la logica, quando l’amore gay dovrebbe essere considerato ovvio, e la guerra no. Altri forti e bei contrasti arricchiscono il racconto come il tramonto incontra l’alba dei sentimenti. Variegati e sintomatici argomenti ruotano intorno alla storia, come dalla denuncia dello sfruttamento dei migranti, alla situazione di abbandono e disagio in cui si trovano a vivere gli anziani. È scritto con cortesia, senza tirarla per le lunghe in nessun capitolo. Vi sono molte similitudini; la più bella metafora del libro è però l’incipit, un mobile allontanato dal muro lascia osservare un alone prima nascosto: metafora dei tabù adesso scoperchiati. A mio parere la capacità di creare similitudini da parte dell’autore, Maurizio Bellavia, è inconscia ed innata, un vero talento. Una vera scrittura “incosciente”.



Recensione sul talento interpretativo di Pasquale Alibrandi  



L’attore Pasquale Alibrandi ci tiene a far regalare sussulti profondi alle righe che interpreta. Ma non sono da meno la vivacità, le provocazioni, la frenesia che, trasmesse dalla voce, testimoniano l’abnegazione di questo artista nel fare teatro.
Riesce artisticamente a vedere oltre, è capace di regalare immaginazione, nostalgia e gioia.
Interpreta perché legge con empatia ciò che vuole dire l’autore, grazie anche al fatto che è autore egli stesso. I due talenti sono paralleli, ma come sfere di positività divengono a volte tangenti. E quando si intersecano regalano brividi.
Recitare il vernacolo è uno degli aspetti migliori, poiché sente il territorio in cui vive e riporta dignità al parlato locale. 

Foto di Davide Notaro




Recensione sulla pittura di Salvina Ginevra  

L’acqua è vita, il verde spinge a sperare, la casa a sognare l’intimità rincorsa. Sono tutti aspetti che possiamo riscontrare nell’opera di Salvina Ginevra.
Come guidata e ispirata dall’opera che comincia a prendere vita, l’artista cammina con i contorni interni, con l’amore per i confini disegnati, ma che spingono l’occhio a cercare il resto circostante, come se un particolare non potesse vivere senza il resto, ma ancor di più l’opera nel suo insieme non potesse esistere senza neppure un dettaglio mancante.
Osservando l’opera questi pensieri sono sopraggiunti immediatamente, come se venissero da un disegno presente nella mente, sia dell’artista e sia di chi osserva. Quiete e movimento sono in lotta e trovano compimento nella natura raffigurata.


 Salvina Ginevra nata a Vizille, vive a Grenoble. La pittura è stata la sua passione sin da bambina.




Recensione sul talento musicale di Alberto Zimone  



Quando la musica prende, riempie lo spirito, fa sognare, immaginare ciò che le note vogliono raccontare. Ed è in questo che riesce l’artista Alberto Zimone. È dal punto di vista musicale, poliedrico, dotato di tecnica intensa e perspicace. L’apertura verso il suono da produrre gli consente di passare dal genere metal all’arpeggio, da un motivo aggressivo, ad un motivo suadente o malinconico. Riesce a sentire come proprie le poesie ascoltate per comporre un accompagnamento uditivo, immedesimarsi in strumenti la cui chitarra giocherà, inventerà, trasformerà l’inverosimile.
Ogni idea è per Alberto Zimone una sfida, un mettere a proprio agio l’arte di udire, l’arte di muovere e tendere le corde, l’arte di far godere in ogni istante della presenza della chitarra.
Inoltre, il suo talento eccelso, riesce a far emettere prodigiosi suoni anche ad altri strumenti, quali essi siano il marranzano o strumenti a percussione. Ecco l’esempio di musica per le orecchie di tutti coloro che sono capaci di ascoltare e di emozionarsi. 

Foto Di Luca Castiglione



Recensione su "Il libro delle vergini imprudenti" 



Un libro che va al di là dell’intuizione di una storia costruita tra visitatori di un blog. Una storia che entra inconsapevolmente nell’intimo dei personaggi. Personaggi che entrano consapevolmente nelle trame delle vicende.
Ho potuto osservare e vivere, leggendo questo scritto, molte delle sensazioni provate dagli scrittori e dai loro personaggi, che reagiscono all’unisono alle caricature di una vita che non rende merito, che potremmo dire che “non fa per loro”.
È un opera ricca di significati, di parossismi, di iniziative di rivalsa, di contesa verso chi sta intorno ai protagonisti, coloro che non credono negli stessi, molteplici protagonisti.
Vi sono anche spunti scientifici, come l’energia di Ighina, gli spunti di chi fa domande, dialoghi interni e da flusso di coscienza, in una straziante relazione con sé stessi, come si nota nel racconto di Agata.
Tutte hanno nomi di sante, Caterina, Rosalia, Lucia, Chiara e Agata, e come in tutti i racconti ove uno dei fattori costituenti è religioso, vi è la presenza della vegetazione, dei frutti, dei doni naturali, dei prodotti derivati e figli della spiritualità umana. Esempio eclatante è l’olio, l’olio sperperato, l’olio che sarebbe servito per entrare in una società, falsa, ma soprattutto priva di immedesimazione.
Libro consigliato a chi non consiglierebbe necessariamente la prudenza, ma l’imprevedibilità della vita. 




Recensione sulla raccolta di racconti "La cucina arancione" di Lorenzo Spurio



Leggendo i racconti de “La cucina arancione” ho visto come tra le righe il copione di alcuni cortometraggi. Cortometraggi che rappresentano vite vissute a metà, così come recita il primo racconto. Racconti dai generi multipli, si salta dal racconto drammatico, al racconto horror, un orrore vissuto dai primi attori e personaggi. Drammi dell’animo, un animo spesso osteggiato dagli stessi protagonisti, e da persone a loro più o meno vicine, che non vedono più la sofferenza, che porta il più delle volte alla psicopatia.
Si passano in rassegna le più disparate dinamiche della mente umana, dalle semplici manie alle gravi patologie. Parole dure e crude, quelle di Lorenzo Spurio, che riflettono in maniera inequivocabile ciò che gli interpreti provano e subiscono da loro stessi e dagli altri.
Continuando a leggere sentivo come della musica giungere alle mie orecchie, musica decadente, arcana, labile, sembrava come di ascoltare un cd completo di musica rock molto pesante, che lascia il segno inciso, più che in un supporto metallico, in un supporto cartaceo.
I colori descritti inoltre rendono chiara l’idea della vita, che oltre ad essere vissuta “a metà” è avvolta in un parossismo unico, un arancione “che da oppressione e ridondanza”,o fili “elettrici bluette” che portano la morte.
Quel che si leggerà sarà una psiche spesso assopita dalla società, che si risveglia e rivede in un pezzo di legno antropomorfizzato il proprio alter-ego. Al lettore rimarrà un velato “ghigno indispettito d’indignazione”.




Lorenzo Spurio (Jesi 1985) si è laureato nel 2011 in Lingue e Letterature Moderne all’Università degli Studi Perugia. È autore del Blog Letteratura e Cultura. Dirige la rivista online di letteratura Euterpe. Ha pubblicato altri testi di narrativa e saggi critici come Ian McEwan : sesso e perversione. 



Recensione sul romanzo "Quando parlano le nuvole" di Massimo Romano



Leggendo il libro di Massimo Romano “Quando parlano le nuvole” ho avuto l’impressione di leggere la descrizione di un bambino indaco, i bambini che durante tutti i cambiamenti di età astrologica aiutano l’umanità a fare il passo decisivo. Così è Pachi, il protagonista della storia. La sua ingenuità, e la sua bontà sono percepite all’inizio solo dalle nuvole. Sono candide, quelle che vede il suddetto ragazzo. Una bontà che va oltre i pregiudizi, che possiamo dire essere inesistenti nella mente del personaggio. Tra le tematiche chiave affrontate dall’autore c’è l’ignoranza del popolo che collima perfettamente con l’ignoranza sociale che è meramente presente nella nostra popolazione mondiale, un’ignoranza sentimentale. Ed proprio a costoro che consiglierei la lettura dello scritto, oltre a tutti coloro che amano leggere righe significative cariche di emotività, suspense e profondità. Con le sue parole dirette arriva a penetrare nell’animo, creando come uno zoom dei pensieri, a volte molto astratti. I miei complimenti all’autore.


Massimo Romano è nato nel 1946 a Castellammare del Golfo. È autore, attore e regista di prestigio. Vive a Palermo.






Vincenzo Verderosa con le sue dita, che toccano lievemente lo hang drum, crea una musica intensa, interiore, vibrante, sembra quasi che le emozioni suscitate comunichino con il medesimo strumento.
Invita alla meditazione, pronta a far cessare pensieri cupi, spingendo l’immaginazione verso orizzonti surreali.  Chi ascolta può abbandonarsi al suo suono, ad occhi chiusi vagare verso l’infinito, instaurare un dialogo di passione con la natura e la musica in un duetto eufonico. Ansia e angoscia sembrano annullarsi per lasciare spazio alla più intima emozione.
Lo hang  drum è costituito da due semisfere appiattite, con cavità laterali che sfiorate o toccate conferiscono il caratteristico suono di questo idiofono a percussione diretta. Il Termine “hang” indica proprio la mano, che in sintonia con lo strumento porta all’estasi dei sensi. 



Vincenzo Verderosa, nasce il 09 02 1957 a Palermo. Infermiere, aiuta chi soffre grazie alla peculiare sensibilità musicale. Aiutare ad alleviare le sofferenze e suonare convivono nel talento di questo artista che ha fatto di ciò una missione.


Recensione sull'attività pittorica di Antonio Pilato

Le pennellate sono dirette, come i messaggi trasmessi dalle opere.
Gli squali sono metafora di una società dove l’uomo è più di un lupo, è un aguzzino. La medesima società dove i potenti portano la guerra tra poveri. 
È chiara la trasposizione dei colori accesi, contornati dai colori scuri. Colori accesi come il sangue versato nel mare da gruppi di migranti, neri come la tempesta che li attende in un Mediterraneo che non è alcova di accoglienza.
Vediamo anche, in uno dei quadri di Antonio Pilato, l’effusione di una madre per un figlio, stretti in un abbraccio colmo d’affetto, compendio di amore nelle sue sfaccettature.
Traspare, in uno stilizzato ricercato, la volontà di riscoprire il proprio io perso, in un inconscio fugace. 
Il contrasto di alcuni colori da un pugno allo sguardo, non nell’accezione negativa più comune del termine, ma in un significato di risveglio da un luogo metafisico assopito.
La tela dipinta diventa significato, il pennello l’introspezione significante di questo artista.  



 Antonio Pilato, originario della provincia di Agrigento, è migrato da giovane a Milano, dove in seguito ha insegnato filosofia e pedagogia. Sin dalla sua adolescenza è vivo l’interesse per le arti figurative.


Recensione su "La Divina Ironia" di Salvuccio Barravecchia  

Testo a metà tra il trattato, il saggio e il racconto, già dalla copertina si può intuire ciò di cui si narrerà. È come un vaso di Pandora che non è pronto ad esplodere, ma è già esploso in quelle righe, mentre l’autore scriveva parole pensate e pensanti. Il titolo contiene più di una figura retorica, l’ironia difficile da comprendere e da fare, da cui si può leggere in modo velato “ira” e “mia”, un anagramma modificato che rappresenta ciò che vorrebbe dire uno dei protagonisti, cioè Dio. In questo libro si passa in rassegna la religione, con i suoi tabù, collegamenti letterari, come per esempio con l’opera del nostro grande poeta Dante. 
Racconto geniale dove traspare anche la tragedia delle sofferenze e la commedia che gioca con l’ironia, per l’appunto; tutto in un equilibrio dinamico. Si trovano rime in prosa come fossero versi dalla verità mai conosciuta.
È riscontrabile infine il contorno  della filosofia e della storia, con altri e alti argomenti sviluppati, che coincidono in un grande gioco di parole e di idee che è questo fine capolavoro.



Salvuccio Barravecchia è nato a Pietraperzia (En) il 05/11/1974. Fine e profondo scrittore, poeta e autore e regista di teatro. Inoltre è ideatore e organizzatore di eventi artistici-culturali rivoluzionari.
 La Divina Ironia è la sua ultima pubblicazione.

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